Il temperamento del bambino è evidente fin dal pancione! Durante la vita prenatale il bebè è già un essere relazionale, in grado di rispondere agli stimoli di mamma e papà, oltre che del mondo che lo circonda. Proprio queste prime relazioni favoriscono il suo sviluppo cerebrale e psico-fisico. Il bambino, dentro il pancione della mamma impara a conoscere molto della realtà che lo aspetta dopo la nascita ed a questa reagisce. In questo senso le competenze percettive e di apprendimento del bambino sono sorprendenti. Ma quello che fa la differenza, per quanto concerne la qualità della vita prenatale, è la condivisione di queste esperienze.E' quindi importante non lasciare solo il bambino in mezzo a questi stimoli. Sono molti gli studi che, nel corso degli ultimi decenni, hanno confermato questa tesi. De Casper, Sigafoos, Januus, Soldera… sono solo alcuni degli studiosi che hanno dedicato la loro vita alla scoperta della vita prenatale. Straordinari sono i risultati ottenuti da ricerche di stimolazione fetale e comunicazione tra genitori e nascituro. Il feto è in grado di dimostrare una precisa attenzione e responsività durante i giochi tattili con i genitori; per esempio rispondendo con un pari numero di calcetti a piccoli colpetti delle dita sull’addome materno. Inoltre, riesce a seguire, con i suoi piedini, sulla parete interna dell’utero, il percorso del dito del genitore, sul pancione. E’ emozionante osservare, attraverso gli strumenti ecografici, il piccino che si sposta verso la voce del papà o del fratellino, che lo chiama.
L’attività motoria fetale appare condizionata, oltre che dalle afferenze sensoriali, anche dagli stimoli che derivano dai mediatori chimici ed ormonali materni, attraverso la placenta. Il feto, dunque, partecipa, in maniera diretta o indiretta, ma sempre attivamente agli imput ambientali. Man mano che passano i giorni si prepara a ciò che lo aspetta dopo la nascita e, al tempo stesso, non perde proprio nulla, per quanto gli consentano i suoi mezzi, di ciò che lo circonda. E’ importante, quindi, fin da subito, mettersi in ascolto del bambino, scoprire il suo temperamento, le sue preferenze olfattive, uditive, entrare in relazione con lui. Come fare? Come riuscire a costruire una relazione concreta con il bambino prenatale? Personalmente ho trovato un valido spunto di riflessione nel libro “Per una nascita senza violenza”. Il ginecologo francese, F. Leboyer suggerisce alle gestanti di vivere i nove mesi nel qui e ora. L’autore sottolinea una grande differenza del ritmo di vita tra noi adulti ed il bambino prenatale. “Il nostro tempo ed il tempo del nascituro sono pressoché inconciliabili. Il secondo è estremamente lento.” Il primo, il nostro, è frenetico. Difficilmente noi viviamo nel qui e ora. “Siamo sempre altrove: nel passato, nei ricordi. Nel futuro, nei nostri progetti”. Siamo nel prima e nel dopo. Qui, mai. Per poter incontrare il bebè dobbiamo “uscire” dal nostro tempo, che corre freneticamente. Se ci ritagliamo uno spazio, durante la giornata, possiamo costruire un rituale insieme al nostro bimbo, da mantenere anche dopo la nascita. In questo tempo possiamo vivere il qui e ora. Possiamo dedicarci alle coccole, leggere una fiaba, cullarlo cantando una dolce ninna nanna. Se la mamma resta in ascolto del suo piccino ne scoprirà il temperamento: se è riservato, oppure se è un piccoletto tutto pepe. La costruzione di questa relazione aiuterà la donna a sostituire il bambino immaginato con quello reale, riuscendo così a rispondere ai suoi bisogni fin da subito ed entrando, pian piano, nel nuovo ruolo, quello di mamma. In questa nuova dimensione sarà sempre più consapevole del fatto che non è possibile nessun tipo di comunicazione che non sia preceduta da un ascolto attivo.